Straordinari, se ti fanno questa richiesta sappi che è illegale: i rischi sono altissimi | Non accettare mai
Lavorare oltre le 48 ore settimanali è illegale ed è un grave illecito. Scopri come difenderti da richieste di straordinari non consentit
Il lavoro straordinario è un concetto ampiamente regolato dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) e dalla normativa italiana. Se da un lato il lavoro oltre le 40 ore settimanali è consentito con specifiche limitazioni, dall’altro, superare determinati limiti può rappresentare una grave violazione dei diritti del lavoratore.
Il lavoro eccedente le 48 ore settimanali non è solo illegale, ma può comportare gravi rischi sia per il datore di lavoro sia per il lavoratore, in termini di salute e benessere psicofisico. Questa pratica, che espone i lavoratori a condizioni di stress prolungato e ingiustificato, può sfociare in una richiesta di risarcimento per straining, una forma attenuata di mobbing riconosciuta dalla Corte di Cassazione.
La normativa sugli straordinari e i limiti legali
Secondo la maggior parte dei CCNL, il lavoratore è tenuto a prestare servizio per un massimo di 40 ore settimanali. Qualsiasi lavoro che ecceda questo limite è considerato straordinario e può essere richiesto solo entro un massimo di 8 ore settimanali. Se le ore lavorate superano le 48 ore settimanali, questa richiesta non è più definibile come lavoro straordinario, ma costituisce un vero e proprio illecito. Il datore di lavoro che obbliga il dipendente a lavorare oltre questo limite viola il diritto del lavoratore a riposarsi adeguatamente, un diritto tutelato dall’ordinamento giuridico italiano. È fondamentale, inoltre, che tra un turno e l’altro venga rispettato un periodo di riposo di almeno 11 ore, per salvaguardare il benessere del lavoratore.
In caso di superamento di questi limiti, il lavoratore ha il diritto di rifiutare senza subire conseguenze disciplinari. Il superamento delle 48 ore settimanali costituisce una violazione dei diritti fondamentali del lavoratore e può portare a pesanti sanzioni per il datore di lavoro. Tuttavia, molte volte i dipendenti si trovano sotto pressione e accettano queste richieste illegali per paura di ritorsioni, esponendosi a un carico di lavoro insostenibile che può sfociare in problemi di salute fisica e mentale.
Il concetto di “straining” e il diritto al risarcimento
Un ulteriore aspetto legato all’eccesso di ore lavorative è il concetto di “straining”. Questo termine, introdotto dalla Corte di Cassazione, descrive una forma di stress lavorativo simile al mobbing, ma in forma attenuata. Nel caso dello straining, il lavoratore non è costretto a dimostrare tutte le singole condotte vessatorie o l’intenzionalità del datore di lavoro; è sufficiente provare che l’ambiente di lavoro eccessivamente stressante ha compromesso il suo benessere psico-fisico. Il lavoratore può quindi richiedere un risarcimento per il solo fatto di aver lavorato oltre i limiti consentiti dalla legge, in condizioni che hanno messo a rischio la sua salute.
Per presentare una richiesta di risarcimento per straining, il lavoratore può raccogliere semplici prove, come email, messaggi o chiamate effettuate fuori dall’orario di lavoro, oppure documentazione che dimostri un numero di ore lavorative eccessivo rispetto al contratto. Una volta dimostrato di aver lavorato oltre i limiti previsti, l’illecito sarà automaticamente presunto, senza che sia necessaria una documentazione medica dettagliata. Questa tutela offre al lavoratore uno strumento per difendersi da situazioni di abuso lavorativo senza dover affrontare lunghe e complesse battaglie legali.